Mia nonna mi ha sempre detto: “non sta’ fidarti!”.
Una frase fatta che va bene per qualsiasi cosa ma crescendo ho capito che mia nonna aveva ragione ma anche torto.
“Se non ci si fida, non si costruisce niente. Vale nella vita, vale nel lavoro!”
Dei social ci dobbiamo fidare, ma dobbiamo sapere che non possiamo dipendere completamente dai loro algoritmi, quindi ci dobbiamo fidare a metà. (Bella Bro, direbbe un giovane di oggi).
Il concetto è stato ampiamente espresso in un libro che parla di marketing politico scritto da Domenico Petrolo e Lorenzo Incantalupo, con la prefazione di Tommaso Labate, anticipato recentemente da Wired.
De Giorgi su “Chi mi ama mi voti” dice sostanzialmente che è riduttivo parlare di comunicazione social ma bisogna sempre parlare di comunicazione digitale (avrà scoperto l‘acqua calda?).
I social sono fondamentali e diventano indispensabili solo se fanno parte di una strategia ben più ampia che deve puntare alle newsletter, ai messaggi diretti su Whatsapp, su Telegram e quant’altro.
In un’epoca segnata da un continuo distacco del popolo dalla politica e dall’amministrazione pubblica (il concetto vale comunque per qualsiasi settore) è sempre più importante il contatto, instaurare un rapporto di fiducia one to one.
Un percorso davvero complesso che deve mettere in campo tutte le formule possibili per creare fiducia reciproca basata sulla verità.
Buon marketing politico a chi sta seguendo le campagne elettorali e buon marketing a tutti!