Che cosa sta accadendo ai video su Instagram?
Il 10 giugno Adam Mosseri, numero uno di Instagram, ha segnato la nuova strada che il social (sempre più giovane) percorrerà.
Le regole sono basilari ma il ragionamento è alquanto contorto. Partiamo dunque dall’inizio.
Mosseri ha detto:
IG sta premiando i creatori e non gli editori,
La metà di tutte le “impression” video vengono visualizzate con l’audio disattivato,
Conteranno maggiormente le “impression” e gli invii dei video attraverso la chat o le storie.
A tutto questo aggiungiamo che le CTA nei clip video, qui le parole di Mosseri, sarebbe meglio non metterle. Dobbiamo inoltre tenere in considerazione che i video lunghi (sopra i 90 secondi) non verranno distributi attraverso l’esplora.
Cosa capiamo da queste parole e dove dobbiamo sportare la nostra asticella?
In questi giorni ho studiato molto bene le metriche Reels. E’ comparso il simbolo “invia” negli insight video mentre la situazione della visualizzazione dei video da parte degli utenti è peggiorata. Meno attenzione sui video lunghi (fino a 3 minuti), meno attenzione sui video corti di 20 secondi (al quarto secondo, sui video medi, il 60% dell’utenza inizia a scappare).
Questo nuovo algoritmo, che premierà le IMPRESSION, numero totale di visualizzazioni (al contrario della COPERTURA (numero di utenti unici colpiti)), darà vita ad un nuovo modello REELS centrato sul creator:
Video ultra corti, di grande impatto, creativi e accattivanti, con testi in sovraimpressione, balletti e quant’altro.
Questa sarà la principale scelta della massa su Instagram anche se si andrà in realtà verso due tipi di contenuti:
Reels ultra corti (max 35 secondi) – Reels lunghi di approfondimento (questi colpiranno chi vorrà veramente approfondire (piccole nicchie)).
La via di mezzo non esisterà!!!
Per farti capire l’evoluzione parto dal 1975 quando il discografico della EMI bollò come “troppo lunga per la radio” la canzone Bohemiam Rapsody dei Queen. La canzone ebbe ovviamente il suo successo radiofonico ma fu un unicum o quasi. 9 minuti, per l’epoca, erano tanti… ora sono un’enormità.
QUINDI?
Se vogliamo rischiare, non ci interessa andare in radio e quindi colpire la massa [la radio italiana è tra le più ascoltate in Europa], dobbiamo puntare all’approfondimento. Se vogliamo invece andare in radio e quindi colpire più persone, dobbiamo allargare i nostri interessi, produrre reels ultra corti per sperare di raggiungere più “impression”. Proprio come nelle prime epoche di Facebook, il contenuto che verrà condiviso (inviato) riuscirà a rimanere maggiormente online.
Si tratta di un nuovo modo di pensare che porterà a varie problematiche. La prima, la più grave, è la riduzione del tempo medio di visualizzazione degli utenti. Più accorceremo, per seguire i trend, più gli utenti diventeranno pigri.
La verà sfida sarà dunque produrre ogni giorno una “Bohemiam Rapsody” per colpire la propria nicchia di riferimento e sperare di uscire con la viralità alla Freddy Mercury, anche se questa viralità, non arriverà perchè Mosseri l’ha bloccata (sui contenuti lunghi).
Quindi meglio scegliere l’approfondimento?
Sì! Se si approfondisce, dipende ovviamente dai temi, si crea un pubblico più interessato, più colto, più attento, si accrescerà il valore del brand.
Più balletti = più stupidaggini = meno valore.
La vera sfida sarà comunque quella di trovare un giusto mix reels tra le due durate sempre tenenendo in considerazione che i Reels sono inventati per l’intrattenimento.
Ci aspettano sfide che nemmeno immaginiamo.