L’Unione Europea, dopo aver attivato l’Ai ACT (la legge sull’Intelligenza Artificiale), il DSA (Digital Servives Act per il digital) ora vuole capire quanti si sono messi in regola. I primi a finire nella lista nera sono stati gli influencer.
Dall’indagine Ue (visibile in chiaro quì) sono emersi elementi che mostrano un settore praticamente privo di etica e ancora quasi tutto da regolarizzare.
Per ora, sotto i raggi x, solo per questa indagine, sono finiti 576 i creator che operano in UE sulle principali piattaforme di social media.
Il risultato più eclatante?
Il 97% degli influencer ha pubblicato post con contenuti commerciali ma solo il 20% li ha sistematicamente dichiarati pubblicitari.
I problemi non riguardano solo i post con contenuti commerciali, il 78% del campione esercitava un’attività commerciale ma il 36% risultava registrato come commerciante a livello nazionale (quindi in modo errato).
Il 38% degli analizzati non ha utilizzato le etichette della piattaforma che servono a divulgare contenuti commerciali, come il pulsante “partnership a pagamento” su Instagram, anzi, questi influencer hanno optato per diciture diverse, come “collaborazione” (16%), “ partnership” (15%) o diciture tipo “grazie al brand partner” (11%,).
I principali settori di attività dei creator sono prevalentemente quelli della moda, il lifestyle, la bellezza, l’alimentazione, i viaggi e il fitness, lo sport. Secondo lo studio sembra che il 20% dei creator promuovano attività malsane o pericolose, come cibo spazzatura, bevande alcoliche, trattamenti medici o estetici, gioco d’azzardo o servizi finanziari come il trading di criptovalute.