Attraverso un Reel di ben 9 minuti, il numero uno di Instagram ha parlato dell’algoritmo o meglio, degli algoritmi della piattaforma.
Per capire cosa e come mostrare i contenuti alle persone e se far scalare un contenuto, Instagram suddivide il proprio sistema di classificazione in base al metodo utilizzato da un utente per trovare i contenuti: il feed principale, le Storie, la pagina Esplora e i Reels. Esistono innumerevoli informazioni che vengono utilizzate dalla piattaforma.
Le storie, secondo quanto dice Mosseri, vengono classificate in parte in base alla frequenza con cui un utente visualizza gli aggiornamenti di un account e se interagisce con gli altri inviando messaggi diretti o apprezzando una storia. Instagram cerca anche di valutare la relazione con un account, ad esempio se qualcuno è un familiare o un amico.
Gli algoritmi Reels raccolgono dati simili: ciò che un utente ha apprezzato, salvato, condiviso o con cui ha interagito.
La piattaforma indica specificamente la probabilità che un utente ricondivida un video, lo guardi fino in fondo, metta mi piace o faccia clic sulla pagina audio come previsioni. Tutte queste informazioni vengono lavorate.
Anche le immagini e l’audio utilizzati nei video, nonché le informazioni sulla persona che li ha condivisi, come i follower o i livelli di coinvolgimento, svolgono un ruolo nel posizionamento dei Reels.
In breve:
-Più presenza su Instagram premia,
-più DM (Direct Message) premiano,
-più attività corretta (meno folllow-unfollow) premia,
-contenuti Reel che tengano conto di musiche (di tendenza) e immagini sono essenziali,
-caroselli e foto? non menzionati. Si stanno estinguendo? (comunque continuano ad andare bene).
-gli algoritmi lavorano per farci rimanere più tempo nella piattaforma.
-meglio apprezzare diversi tipi di contenuti altrimenti si vedranno meno contenuti = meno visibilità.
Tutto insomma ruota intorno ad una cosa: è essenziale rimanere più tempo nella piattaforma, interagire a spron battuto e una volta colpiti con un video non interessante, segnalarlo con “mostra meno”.