Dopo l’apparizione davanti al Congresso degli Stati Uniti del CEO di Tik Tok Shou Zi Chew e dopo i segnali di consenso bipartisan su un divieto imminente su Tik Tok in USa, la battaglia secondo Wired.com potrebbe presto giungere al termine. “Questa vittoria incombente per i falchi cinesi a Washington segna un ritiro da un impegno di lunga data per un Internet aperto” dice Wired. Al suo posto, i legislatori statunitensi stanno adottando un’ideologia tecno-nazionalista che sembra stranamente simile a quella cinese.
Negli anni 2000, gli Stati Uniti hanno adottato un approccio liberal-democratico alla governance di Internet che si basava su una fede fondamentale nel valore della libertà, dell’apertura e del decentramento. Le aspirazioni di questo web aperto erano globali. Le piattaforme di social media, sebbene per lo più con sede nella San Francisco Bay Area, assomigliavano a sfere pubbliche internazionali. Nel 2009, il Movimento Verde in Iran è diventato noto come una delle prime “rivoluzioni Twitter”, come i manifestanti hanno organizzato sulla piattaforma. L’anno successivo, i social network hanno facilitato le rivoluzioni di base in Tunisia ed Egitto, mentre i cittadini scontenti si sono mobilitati contro la corruzione del governo durante la primavera araba.
Ora l’America si appresta a dare vita ad un blocco che chiuderà di fatto una rete aperta. Ci sono sempre le Vpn ma con questo ban, dato per scontato, cambierà il modo di ragionare di uno stato democratico. La liberal democrazia dei social è praticamente finita… almeno in America.
E l’Europa cosa farà?
L’UE ha già emanato un provvedimento per bloccare l’utilizzo di Tik Tok da parte dei politici e dello staff del parlamento europeo. Altri stati in Ue hanno bannato l’app a livello governativo ma il blocco totale dell’app sembra non sia una questione di vitale importanza.
La rete internet in UE rimarrà ancora aperta ma ogni player dovrà rispettare la più recente legislazione in materia di privacy.