Vista la costante presenza di fake news online, sopratutto in questo periodo, vi propongo in questo articolo un interessante approfondimento.
Gli studi a livello globale hanno portato tra il 2017 e il 2018 (Claire Wardle, Hossein Derakhshan, Rapporto del Consiglio d’Europa, Information disorder: Toward an interdisciplinary framework for research and policy making, First Draft e Shorenstein Center on Media, 2017, Politics and Public Policy/Harvard Kennedy School.) alla categorizzazione delle fake news riconoscendone principalmente tre: misinformation, malinformation, disinformation.
Misinformation si riferisce al tipo di contenuto non veritiero o inaccurato non creato con l’intento doloso ma comunque recepito come notizia falsa dagli utenti. Un’informazione che risulta scorretta per leggerezza, per un’errata comprensione dei fatti, per la mancata verifica delle fonti. Rientrano in questa categoria anche la satira, i contenuti fuorvianti, le false connessioni tra titoli ed immagini, didascalie e così via.
Quando le informazioni sono fondate su fatti reali ma contestualizzate in modo da raggiungere presto la viralità e divulgate con l’intento preciso di danneggiare un Paese, una persona, un’organizzazione si utilizza il termine malinformation. Si tratta di informazioni che potrebbero provocare l’incitamento all’odio (hate speech) e le molestie (online harassment).
Quando la manipolazione del contenuto è invece caratterizzata da falsità, dall’intento doloso, si parla di disinformation. Le notizie, le informazioni false vengono create per danneggiare, screditare. Spesso le disinformazioni sono le protagoniste del clickbaiting, notizie artatamente create che hanno lo scopo di spingere l’utente in una pagina web monetizzata.